L’imprinting credo sia arrivato dai cartoni animati di cui ero assiduo divoratore. Rapito dai meravigliosi disegni dei lungometraggi Disney, Hanna & Barbera, Warner, ecc., ho proseguito successivamente la mia ossessione percettiva con i fumetti. Guardavo rielaboravo e mettevo su carta. Pennarelli, matite, addirittura gessetti su una vecchia porta di casa, tutto era buono per sfogare il mio infantile senso creativo.
In fondo mi ritengo fortunato. Se per un verso avere un parente nel campo può darti fin da subito qualche vantaggio tecnico nell’uso dei materiali e dell’impostazione, dall’altro è una mannaia che rende insicuro e periglioso il percorso. Guardare all’opera un professionista quando sei ancora acerbo può risultare funesto. E’ talmente enorme la differenza tra quello che sai fare e quello che dovresti che ci si mortifica e ci si avvilisce, la tentazione di mollare e cambiare mestiere a quel punto è dietro l’angolo. Certo, è capitato a chiunque abbia deciso di affrontare un percorso creativo di avere confronti da cui si usciva con le ossa rotte ma avere un paragone irraggiungibile sotto gli occhi tutti i giorni è insopportabile. Sono sinceramente ammirato da persone come Enrique Breccia o John Romita Junior che sono riusciti a diventare grandi disegnatori di fumetti malgrado il faro accecante dei loro padri nella storia nei comics."
(brano tratto da Corrado Mastantuono.Tra Tex e Paperino: il disegnatore dei due mondi.
di Ettore Gabrielli, Coniglio editore, 2009)

